Come dice il proverbio: sbagliando s’impara. Ed è vero. Lungo tutta la nostra vita accumuliamo esperienze attraverso i nostri errori. Ma in certi casi l’apprendimento per esperienza non serve, anzi, è catastrofico. Se, per esempio, si scala l’Everest senza conoscerne i pericoli, non c’è più tempo per trarre insegnamento dagli errori. Si muore prima, per freddo, fame, intemperie e mancanza di ossigeno. Ciò vale per molte cose, in particolare per le scelte che riguardano il nostro avvenire. Se si va verso il futuro senza conoscerne i problemi, l’apprendimento per errori non serve più. È troppo tardi. Ma una delle capacità del nostro cervello è quella di fare ipotesi, congetture, progetti, simulazioni che gli consentano di immaginare situazioni future, di intuirne le conseguenze e quindi di evitare i pericoli e ridurre i rischi, prendendo oggi le decisioni necessarie.

Questa capacità è frutto non solo di un cervello complesso, ma di un allenamento mentale che deve cominciare dall’infanzia, attraverso l’esperienza del gioco, e continuare poi con una varietà di stimoli creativi. È un tipico meccanismo umano, che da sempre è alla base dell’immaginazione e delle invenzioni. Invenzioni di macchine, di idee, di strategie, di progetti. Per risolvere problemi non ancora reali, ma immaginati tempestivamente.