UNIVERSITA’ DEGLI ORTI

L’orto urbano è sicuramente un elemento che si inserisce in modo automatico nell’immaginario di chiunque affronti gli argomenti del disegno della città, delle funzioni del verde pubblico, dei vuoti urbani da riempire. E’ un modo di ripensare la città, ma anche la propria vita, perché parte da un punto di vista diverso, “basso” ed estremamente concreto. Si crea infatti, nel contatto con la terra generatrice, un legame vero con il territorio, il territorio reale e proprio, non illusorio e immaginato da altri per noi. Ecco quindi che la presa dell’orto che viene affidata alle mani del cittadino è una immagine di una città che “produce” futuro, che avvicina in modo non figurato l’uomo al suo luogo dandogli “senso” e l’uomo agli altri generando “convivialità”. Di che altro si può avere bisogno?

Prendersi cura di un metro quadro di terra generatrice è iniziare a capire che in un mondo globalizzato, uniformato nell’economia e nelle scelte, sarà il cosiddetto “orto planetario” quello che ci permetterà di sopravvivere, quel sottile e fragile strato di humus senza il quale la vita non si riproduce.

Non è più quindi una questione che riguarda “gli anziani”, quasi fosse un ghetto. Tutti i cittadini hanno il loro vantaggio ad avere uno spazio per confrontarsi tra loro e con se stessi tramite il pomodoro e il broccolo, ma anche il tulipano e la dalia, o il piccolo albero nato dal seme raccolto, da trapiantare poi in ben altri spazi più adatti, magari sempre “pubblici”.

E’ importante porsi il problema di un modo più utile di pensare all’uso del proprio tempo e del proprio ambiente. Ad attività che portino beneficio a mente e corpo, alla propria tavola e, un po’, perché no, al proprio portafoglio. Sono tempi di crisi economica, per cui un po’ di cibo “autoprodotto” non guasta; ma anche di crisi culturale: e prendersi cura di se stessi attraverso attività riflessive, ma concrete e manuali, si sa…. fanno miracoli.

E anche se alla fine l’aspetto più importante dell’agricoltura urbana potrebbe non essere la quantità di cibo che si può produrre (sebbene questo non sia un elemento insignificante, soprattutto per una larga fascia di cittadini), quello che resta è la consapevolezza del modo di produrlo: si tratta di vedere se questo modo, oltre a farci guadagnare un po’ di tempo prezioso per noi stessi, renderà gli abitanti delle città maggiormente consapevoli della loro relazione con i meccanismi di funzionamento del pianeta.

Questi sono i ragionamenti che hanno innescato l’avventura dell’Università degli Orti di Parcobaleno. Un modo diverso e concreto di educare all’ambiente adulti consapevoli.

Siamo giunti al settimo Anno Accademico e ne abbiamo viste e sentite di tutti i colori. E adesso possiamo guardare un pezzo di terra, un’angolo abbandonato, un fazzoletto di verde tra le case con occhi ben diversi!